Per facilitare i progettisti, in Italia vi è la norma UNI 11570:2015 che indica con quali criteri inserire gli ascensori negli edifici residenziali, e in quelli per uffici, alberghi ed ospedali.
Queste norme nazionali fanno seguito a quelle internazionali ISO della serie 4190, che però oggi sono meno adatte alle applicazioni, in quanto risalgono a oltre vent’anni fa.
Le norme nazionali intanto presuppongono che gli ascensori siano accessibili anche alle persone disabili (facendo riferimento a EN 81-70), per cui come minimo si tratta di impianti per sei persone, con cabina minima di larghezza 1 m e profondità 1.25 m.
Le norme UNI contengono poi tabelle che, in funzione della popolazione dell’edificio e della sua altezza e numero di piani, indicano il numero di ascensori, la loro portata e velocità, in modo che siano idonei a gestire il traffico dell’edificio.
Nel caso di edifici per uso non residenziale, la portata minima è aumentata a otto persone, con cabina minima di 1.1 m per 1.4 m.
Gestire adeguatamente il traffico dell’edificio, significa anzitutto ridurre ad un valore ragionevole il tempo di attesa dell’utente al piano, ed in particolare l’intervallo medio al piano principale, cioè l’intertempo che a questo piano trascorre mediamente tra due partenze consecutive di una cabina; deve essere inoltre adeguata la capacità di trasporto, e cioè la percentuale stimata della popolazione dell’edificio che il sistema può trasportare ai piani di arrivo in un dato periodo, di solito considerato di 5 minuti; infine deve essere mantenuta ragionevole la durata teorica della corsa, che è il tempo necessario perchè una cabina effettui una corsa completa tra i piani estremi.
I valori di intervallo accettabili, secondo le norme utilizzate sul mercato, e dipendentemente dal livello di qualità desiderato dai progettisti, vanno dai 25 ai 40 secondi; la capacità di trasporto va dal 14% al 25% della popolazione; e la durata teorica della corsa va dai 20 ai 32 secondi.
Le tabelle delle norme UNI considerano edifici fino ai 16 piani, dopo di che è necessario affidarsi a programmi di calcolo più sofisticati che KOPPEL A.W. può utilizzare a beneficio dei suoi clienti.
Generalmente, in edifici che siano mediamente complessi, e cioè con numero di fermate sei o più, il sistema non sarà costituito da un solo ascensore, ma da due o più (anche perché nel caso di guasto di un impianto, altri sono in grado di funzionare!), generalmente con sistema di manovra collettivo selettivo a gruppi (vedi).
Le norme raccomandano che nei gruppi di ascensori, le cabine abbiano la stessa portata e velocità, servano gli stessi piani (evitando probabilmente sistemi “zoppi”), e siano ubicati vicini l’uno all’altro, in modo che gli utenti possano facilmente e indifferentemente usufruire delle diverse cabine. Nel caso l’edificio debba disporre anche di montacarichi o montalettighe, questi impianti dovrebbero essere in zone distinte dell’edificio, in modo da poterne fare un uso riservato.
Il primo dato che il progettista deve considerare, oltre al numero di fermate dell’edificio, è la stima della sua popolazione.
In generale, negli edifici residenziali, si considera una persona per ogni locale (esclusi i servizi) più una per ogni appartamento. Negli uffici si considera una persona ogni otto metri quadrati. Negli alberghi 1.5/2 persone per ogni camera. Negli ospedali, a seconda della tipologia ed organizzazione, da una a cinque persone per ogni posto letto. Naturalmente si tratta di stime di larga massima che andrebbero esaminate con attenzione nei casi reali.
Il traffico andrebbe studiato, a seconda della tipologia dell’edificio, nelle sue varie possibili condizioni:
– quello di ingresso o uscita delle persone dal piano principale
– quello interpiano
– i periodi di punta in salita, dal piano principali ai vari piani
– i periodi opposti di traffico in uscita
– il traffico misto in due direzioni.
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